di Mauro Armuzzi
Questo è un urlo straziato che viene dal profondo delle nostre anime. In questo tempo di pandemia tutti voi state provando la privazione: tutti i diritti vengono meno e bisogna solo adempiere a doveri così rigidi che forse, anche se in piccole dosi, ora anche voi state assaggiando cosa vuol dire essere prigioniero.
Dipinto di Carlo di Camillo (Cadica) |
Dicono che usciranno tremila persone, altra
menzogna, nessuno esce subito perché bisogna fare delle istanze che poi
richiedono tempo per la valutazione e resta tutto a discrezione del magistrato,
e se non lo sapete, i tribunali sono intasati e con i paletti che hanno messo
non uscirà proprio nessuno. Forse, di tremila ne usciranno mille, perché il
resto o non ha accesso al beneficio o non a un domicilio. Gli unici che davvero
stanno facendo qualcosa per rendere più dignitosa e meno pericolosa la
detenzione, sono i magistrati e i direttori degli istituti e la polizia
penitenziaria, ecco la nuda e cruda verità, non vogliamo morire qui dentro.
Immaginate per un attimo di trovarvi
dentro un carcere e che dall’oggi al domani vi venga detto che vengono
cancellate tutte le attività e che non vedrete i vostri parenti più cari, fino
a data da destinarsi, tutto questo viene detto mentre tutti i telegiornali
mondiali parlano di una pandemia che come apice ha un alta mortalità per le
persone anziane e che non esiste attualmente un rimedio efficace a contrastare
questa apocalisse.
Immagino che dentro di voi nasca un senso
di terrore che non augurereste neanche al peggior nemico, allora se noi per voi
siamo sempre stati quegli unici nemici, quella gente da tenere lontano, da
emarginare, da far marcire in galera, per una volta prendeteci per mano e
salvateci, fidatevi di noi, che da questa paradossale unione, nascerà un Italia
nuova grazie all’amore e alla condivisione.
In questo stato di quarantena obbligatoria
siamo costretti a vivere in posti fatiscenti, stretti come sardine dentro delle
celle che sembrano solo a guardarle dei contenitori batteriologici pronti ad
esplodere. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, il massimo a disposizione
delle infermerie delle carceri è la tachipirina, già in molti carceri si sono
presentati casi di Covid 19, sono morti due agenti di polizia penitenziaria.
Detto ciò, noi qui dentro non abbiamo scelta come voi lì fuori, qui tutti i
giorni continuano ad entrare ed uscire agenti, persone appena arrestate,
dottori, funzionari, direttori, rischiando ogni giorno di portare in tutte le
carceri italiane il virus, e condannando a morte la maggior parte della
popolazione detenuta, proprio perché molti dei quali già hanno patologie
pregresse o sono avanti con l’età, ma
anche i più giovani perirebbero soltanto per l’inefficienza di un
sistema al collasso. Gli stessi agenti penitenziari sono al limite, le carceri
sono sovraffollate al massimo, ci sono oltre ventimila detenuti in più di
quanti ce ne dovrebbero essere per stare in condizioni umane e per garantire
che tutti possano avere un assistenza sanitaria, soprattutto in questo periodo
di emergenza.
Vorremmo esser con voi lì fuori e aver la
scelta di restar chiusi dentro casa e non far entrar nessuno fino a quando
questo periodo finirà. Poi potremmo tornare a scontare la nostra condanna in
carcere nessuno di noi vuole sconti ma vogliamo solo salvarci la vita, vi prego
non condannateci a morte. Vorremmo avere la possibilità di esser affianco ai
nostri parenti, figli, mogli, padri, madri, nonni, nonne, anche perché per la
gravità della situazione potremmo non vederli più.
Il governo deve fare qualcosa di più e
solo la vostra voce lì fuori può salvarci la vita.
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