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Editoriale


Oltre la maschera è il titolo di questo secondo speciale di Voci di dentro dedicato all’emergenza Coronavirus. Titolo e immagine in copertina - la maschera della peste creata nel 1600 e l’inferno,  con Lucifero e i dannati, immaginato da Giotto nel suo affresco realizzato all’interno della Cappella degli Scrovegni a Padova tra il 1303 e il 1305  -  ci sono sembrati adatti ad illustrare questi nostri tempi che sono tempi di mascheramenti, caos, trasformazione, imprigionamento e infine di tortura.

Tempi che stiamo vivendo da quando il virus ha cominciato a diffondersi nel mondo e che non saranno certo corretti (e noi non saremo certo liberati) da un padre nostro, da un  medico con mascherina e lenti di vetro, da uno stato d’emergenza. Sistemi che si limitano a trattare il sintomo, ignorando - volutamente o meno - che il  male è molto più profondo, e che può venire curato individuandone la causa (un sistema che vive sullo sfruttamento di gran parte del mondo ad opera di una parte ben più piccola, dove l’uomo è  mero strumento della politica e dell’economia, mezzo, dunque oggetto e certo non fine), isolandola (questa sì) e rimuovendola alla radice cosicché  l’uomo possa finalmente vedere l’altro (il malato, il vecchio, il migrante, il povero, il carcerato, lo straniero) e non solo se stesso, quel se stesso in realtà totalmente cieco e preoccupato che tutto torni al più presto come prima, con meno danni possibili,  anche a costo della morte degli altri (per guerre, fame, malattie), anche a costo di una non vita in uno stato di emergenza come regola di vita.

Anche questo numero speciale, come il precedente, è realizzato con i testi dei detenuti delle nostre redazioni di Chieti e Pescara che ci sono arrivati via Skype e per posta ordinaria. Ma oltre ai loro testi anche i contributi dei volontari dell’associazione e di alcuni nostri commentatori come lo scrittore Giovanni D’Alessandro, l’antropologa Lia Giancristofaro, il professor Giuseppe Mosconi, ordinario di Sociologia del Diritto, lo psichiatra Marco Alessandrini e tanti altri. Ciascuno secondo un proprio punto di vista: ci sono i racconti  dei giorni della protesta e le speranze di una vita da liberi, c’è la descrizione e le impressioni che derivano dall’improvviso distanziamento sociale, ci sono storie che parlano di solidarietà. In tutti un grande interrogativo: come sarà il dopo Covid 19? Sarà un mondo guidato dal buon senso? E soprattutto: che cosa ci avrà insegnato questa pandemia? Nei nostri articoli, le ansie e le preoccupazioni. E una speranza: che le voci di dentro e quelle di fuori tornino a parlarsi e a riconoscersi perché in questa barca nessuno si salva da solo. E questa pandemia  ce l’ha mostrato  in tutta evidenza. (F.L.P.)
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