di Paco 74
Prima di tutto voglio mandare un grande e
caloroso abbraccio a tutti i miei
compagni che sono detenuti a Chieti. Sono un ex detenuto; faccio parte di
questo progetto o meglio della redazione di Voci di dentro, un gruppo di
volontari che sia dal carcere che da fuori cercano di dare voce agli
"ultimi".
L’ultima carcerazione l’ho trascorsa nel
carcere di Chieti...o meglio in quel grande cesso che è la struttura che ospita
i detenuti...un edificio che fa veramente schifo dove non ci sono i sanitari ma
un buco dove poter espletare i propri bisogni: posizionato proprio sopra la
turca c'è la doccia. L’acqua calda è razionata, e lo dico perché chi legge
possa rendersi conto di come si vive lì dentro.
Cerco di immaginare la situazione che
stanno vivendo i miei compagni in questo periodo di emergenza sanitaria, dove
esseri umani prima che detenuti vivono in una cella di 5mt per 5 in 8 persone e
allora mi chiedo: ma come possono far finta di niente? Come possono parlare di
distanza di sicurezza, di igiene, di attenzioni? Come fanno a voltarsi
dall’altra parte?
Cerco di immedesimarmi nei panni di un
qualsiasi detenuto, chissà quanti pensieri passano nella sua. Vivono senza
nessuna protezione, dimenticati da tutti: anche noi abbiamo i nostri affetti,
la nostra famiglia, i nostri figli: allora fino a quando si deve continuare ad
ignorare questa situazione?
Fino
a quando continueranno a trattarci come numeri e non come esseri umani?
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