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Il diritto di essere fragili


di Carlo Di Camillo

Cammino avanti e indietro nella mia stanza, guardo fuori la finestra, mi guardo allo specchio, scrutò il mio viso come se non mi conoscessi, come se stessi guardando un altro, Il mondo non lo riconosco, non mi riconosco. Attraverso lo schermo della televisione e nel vuoto assoluto delle città deserte avverto la paura, la sento dentro .
Ogni mattina e ogni sera raccolgo le forze e mi prometto di imparare a vivere guidato dalle mie speranze e non deragliato dalle mie paure. Chiudo gli occhi e cerco di ascoltarmi, percepisco la misofonia dello stridere della mia anima, ed è come un grido di allarme che mi costringe a fermarmi su me stesso, mi costringe a riflettere.



Mi accorgo che molto di me , nell’esercizio quotidiano della mia persona, nella così detta normalità, si era dissolto, attutito senza diritto di replica, sopportabile sia a me stesso che agli altri, anche loro inconsapevoli.  Mi sconvolge ma allo stesso tempo mi affascina il pensiero di come tutto questo era necessario, forse indispensabile, anche solo per restituirci la percezione di quanta meraviglia noi siamo, anche solo per poterne apprezzare la forza e la bellezza.

Un microscopico aggregato di materiale biologico, infinitamente ancora più piccolo della nostra miserabile esistenza , appare improvvisamente geniale, addirittura delicato, selettivo nella sua cura, estrema, di non disturbare la natura che ci circonda ,anzi!
Ogni anno ogni mese ogni giorno nel mondo muoiono decine, centinaia di migliaia di esseri viventi per cause che scaturiscono dalla degenerazione recidiva dell’esercizio errato della natura umana, guerre, fame, violenza, inquinamento…
A distanza di secoli le grandi pandemie sono state di gran lunga più clementi, basta mettere i numeri a confronto per esserne consapevoli. Questa è la riflessione che voglio continuare, lasciandomi il tempo e lo spazio per scendere in anfratti che ho bisogno di riordinare, con la promessa di farmi ritrovare una persona migliore, fiero del mio sacrosanto diritto ad essere una creatura fragile, quando tornerà il sole.
Disegno di Carlo di Camillo (Cadica)

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